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lo - nei commenti
Un occasione d'oro per dimostrare in extremis di essere persone serie - 30 Marzo 2013 - 19:42commentoConcordo, vorrei aggiungere: 1) lo splendido gioiello di Villa Taranto era però fino a questo momento poco fruito dalla cittadinanza e poco valorizzato. C'è stato quello che io chiamo turismo "incartapecorito". Pullmanate di turisti entravano, pagavano un oneroso biglietto, facevano un noioso giro interno e ritornavano nei loro comodi pullman. Auspico in futuro una Villa Taranto, magari con meno varietà di piante rare ma che faccia da scenografia a vari eventi e che sia pienamente vissuta anche dalla cittadinanza. 2) nella ricostruzione non dimentichiamo di costruire e valorizzare le spiagge. Andate nelle vicine Baveno, Feriolo, Cannero, e Cannobio. I turisti ci stanno volentieri anche per la presenza di belle spiagge. Dopo tutto questo il CEM è ormai un progetto definitivamente da archiviare!! |
Solo una domanda sulla Fondazione Comunitaria - 30 Marzo 2013 - 19:42commentoHo già manifestato ripetutamente il mio personale disagio di fronte ad una polemica con aspetti grossolani come questa sul CEM. Qui un altro esempio e lo dico come consigliere della Fondazione Comunitaria: nessun contributo è stato assegnato dalla Fondazione Comunitaria del VCO al CEM. |
Chi di leghismo ferisce - 30 Marzo 2013 - 19:42commentoIn un'impresa privata, se si chiude un bilancio in pareggio, l'azienda non cresce, ma non muore. In un'impresa privata, se però si chiude il bilancio con debiti, l'azienda non solo non darà dividendi, ma nemmeno potrà sopravvivere. lo Stato. Quando Berlusconi cavalcò il 1994 e tanti pensarono che essendo un imprenditore avrebbe saputo far andare bene i bilanci dello Stato, tutti quei tanti ignorarono che uno Stato non è un'azienda non tanto per la questione dei bilanci, ma per le finalità che si pone. Ma la moneta rimane quella, e le aziende con lo Stato commerciano e se lo Stato non hai i fondi (perché non li ha proprio o perché vengono "distratti") non le paga, quelle muoiono. Poi, a quel punto, si ha voglia a dire che è il debito il motore dell'economia. lo è solo se viene ripagato in tempi certi, e bastantemente rapidi ^_^ Trovo nei tuoi commenti, Rocco, un ottimo stimolo, ma poi o "derivi" in un mare amplissimo (un po' anche perdendoti ché, si sa, il naufragare è dolce in quel mare) o "ammicchi", con frasi che ricordano l'ultimo teorema di Fermat ("ho trovato una dimostrazione elegantissima ma lo spazio in questo margine di foglio è troppo angusto"). |
Chi di leghismo ferisce - 30 Marzo 2013 - 19:42commentocentrato. solo che non sono gli estremi di questi dualismi ad essere interessanti, l'interesse sta nei loro "legami". in matematica questo concetto forse è più comprensibile, la matematica parla di "rapporti". il rapporto è "legame", e questo è indissolubile. se vuoi aumentare la ricchezza devi aumentare il debito, oppure, devi "diminuire". ma se diminuisci, diminuisce sia il debito sia la ricchezza. perché il economia il pareggio di bilancio è poco interessante? il pareggio di bilancio è un fatto teorico, semplicemente non esiste. tornando alla metafora dell'equatore, il pareggio di bilancio è l'equatore. luogo notoriamente invivibile, paradossale. in economia, quella non teorica, ciò che interessa è il debito, ovvero, i benefici. se un'impresa privata chiude in pareggio, non ci sarà un dividendo. è vero che "intanto" un intero apparato, una collettività nel frattempo avrà vissuto, ma ai soci non interessa, loro non hanno avuto dividendi. venderanno e investiranno altrove. lo stato, non è un'impresa privata. il punto è proprio questo. pertanto, ciò che non è interessante per i soci di una società, il pareggio di bilancio, che per la verità, rispetto alla moneta, è sempre in perdita, a causa della fluttuazione del mercato, lo è per lo stato: quei "soci", nel "frattempo" avranno vissuto. e meglio avrebbero vissuto in uno stato "indebitato". quando si dice che la crisi è stata generata dall'indebitamento abnorme del ceto medio americano, si dice un'idiozia. la crisi ha altre cause. se guardiamo alla storia dell'economia americana a partire dal new deal non faticheremo a trovare le risposte, tranne che in quest'ultimo caso, in questa crisi paradossale. non ha senso dire che l'indebitamento immobiliare delle classi medie ha fatto esplodere la crisi, ovvero, che la "colpa", volgarmente, è delle "carte di credito". il problema è politico. lo è globalmente. in europa il problema è la germania, non per altro, semplicemente non ci vuole. tornando alla tua citazione, orwell, questo grande, era un letterato, i suoi "rapporti" sono paradossali, e sono "incoerenti". |
Chi di leghismo ferisce - 30 Marzo 2013 - 19:42commentoprovo a spiegarmi meglio. prima, solo questo: il perdersi è necessario. dopo l'analisi, le conclusioni sono incerte, sono timide, sfocate. la sistematicità non mi appartiene, nemmeno se tu mi costringessi, accetterei mai il "sistema". chi lo ha fatto, e chi continua a farlo, ripete lo stesso errore, il divenire onnivori, mangiando di tutto, in un sistema chiuso, alla steve job il risultato di ciò si chiama paradigma, in filosofia, un club per iniziati. si è tentato di superare il sistema nella fuga verso gli aforismi, che già sono un passo avanti. un tempo si dibatteva sul rapporto tra intellettuali e avanguardie, che poi significava l'opposizione tra autorità riconosciute e solidali a un dato, lo stato, avverso ai quali le avanguardie rispondevano sul campo, sul terreno, diremmo oggi, producendo una sorta di "controinformazione". il mio modesto "metodo" fugge le conclusioni, poiché le ritengo collettive, potrei dire "condivise", ma non lo dico, mi è venuto a noia questo conio. mi interessa il "dialogo", solo il dialogo. è il dialogo che fa nascere o dà avvio alle conclusioni. e le conclusioni sono il frutto di tutti, a tutti accessibili, risultato in addivenire, mutevole, adattabile, sostenibile. allora, il dialogo, entro una comunità, ci consente di tirar fuori il meglio di noi stessi. esattamente come la favola si distingue dalla fiaba; la prima opera di un autore, di contenuto solitamente morale, consolatorio; la seconda, risultato e ipostatizzazione di una "storia" alla quale molti hanno partecipato, arricchendola a tal punto da farla traboccare, fino alla ridondanza, al travaso, all'intima "verità" intuitiva, sottile, e sfuggente, quasi irraggiungibile, ma piena, completa, colma, anche di gioia; poiché, le "verità" di cui parlo, vanno "elaborate" entro una collettività, come le fiabe, una collettività con regole proprie, e proprie finalità; esattamente come la favola si distingue dalla fiaba, allora, così la verità si distingue dalla dottrina. però, eewee, per far questo, dobbiamo ancora conoscerci, partecipare al dibattito, escludere i timori, "produrre" una comunità. in questo mondo, anche gli intellettuali, e gli stessi "professori", nascono nudi. |