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Una idea di speculazione positiva a Verbania? la butto lì...

Metti che una multinazionale senza alcuna etica sociale (e mica solo le multinazionali) e interessata solo ai soldi (che per troppi sono l'unica cosa che conta), volesse chiudere una fabbrica che funziona in centro a Verbania (solo per aumentare di un x% i profitti), cosa potrebbe fare la politica?


Una idea di speculazione positiva a Verbania? la butto lì...
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Siamo abituati a una politica incapace e drammaticamente burocratizzata (avrei 1000 esempi concreti e in questo preciso momento ho addosso una incazzatura notevole con la lobby degli operatori turistici e con l'ignavia dei nostri politici), ma certe volte la stessa burocrazia potrebbe venirci in aiuto se avessimo a che fare con una classe dirigente di un certo livello e francamente la responsabilità del livello di chi ci amministra è collettiva e anche di chi legge queste righe (consentitemi almeno stavolta di chiamarmi fuori ).

Facciamo finta...
facciamo finta che in centro, a 2 passi dal lago ci sia una ditta che funziona, lavora e produce. Facciamo finta che il proprietario di quella ditta, per ragioni bieche, non per necessità decida di dismetterla. Come trovare qualcuno che possa subentrare, come allettarlo?

Facciamo finta che esista sul mercato un concorrente della ditta che sta per essere dismessa, questo concorrente non può ovviamente essere finanziato da una amministrazione comunale per subentrare, ma... ma... ma...
Ma è la politica che pone condizioni. Se gli si facesse una proposta di questo tipo: Tu ditta X subentri alla ditta Y, costruisci fuori dal centro urbano uno stabilimento che abbia minimo le stesse capacità produttive di quello in dismissione e mi vai a rioccupare minimo la stessa forza lavoro , riusi i macchinari esistenti li trasferisci o innovi, scegli tu... in cambio io ti lascio fare una "speculazione edilizia" in centro (con parametri ragionevolmente concordati e magari la possibilità di realizzare del residenziale anche ad edilizia popolare/convenzionata, al fine di andare incontro al bisogno sociale di case per residenti) e quella "speculazione" diventa il primo esempio di "speculazione positiva". La ditta subentrante costruisce uno stabilimento nuovo di pacca in una zona periferica, il centro trasforma una zona industriale in potenziale futuro degrado in una zona residenziale, nessuno perde il lavoro...
Sarebbe bello che la politica fosse fatta da politici e che i politici (a tutti i livelli) avessero coscienza del loro ruolo.



3 commenti  Aggiungi il tuo

Vedi il profilo di Dario Azzini dismissione Barry Callebaut ex Nestlè
Dario Azzini
11 Settembre 2024 - 06:45
 
Ho un legame storico con questo stabilimento e non sono l'unico a Verbania, i macchinari dismessi da Nestlè quando chiuse la falegnameria interna nel 1976 sono stati i miei primi macchinari e installai delle veneziane nel reparto di produzione, ho bei ricordi
temo che il problema sia da imputare al Sistema meglio detto Sistema economico, quello che conta oggi e aumentare i ricavi per accontentare gli investitori, il prodotto oggetto della produzione non conta più, allo stesso modo le risorse umane sono considerate alla stregua di pezzi del sito industriali quindi cedibili e dismissibili, non c'è nessuna etica, e finchè non si mette mano a questa regola sarà sempre peggio
esistono grandi aree attrezzate moderne in zona industriale al piano grande senza bisogno di costruirle se qualcuno volesse "SPOSTARE " la produzione per renderla più efficiente, ma la regola è sempre la stessa se scende la reddività gli investitori abbandonano
poi si può dare la colpa a chi si vuole , alla politica che è assolutamente impotente da questo punto di vista e fa solo propaganda, ai sindacati che hanno poca leva perchè non sono piu "di moda" e perchè le proteste danno fastidio ai più
all'Europa ?
va cambiato il Sistema oppure il mondo del lavoro diventerà un ricordo, le imprese stesse lo saranno.
Ho gia vissuto le crisi in casa con Montefibre e ho insegnato ai miei figli a fare impresa autonomamente, sono a fianco dei lavoratori e mi auguro che si trovi una soluzione che salvi questa bellissima entità produttiva.
Vedi il profilo di Annes Re: dismissione Barry Callebaut ex Nestlè
Annes
11 Settembre 2024 - 13:08
 
Ciao Dario Azzini
le parole sono importanti. Non è questione di redditività, perché il sito (ex Nestlé) un reddito l'ha sempre prodotto. E' semmai un a questione di margine. Ovvero puro guadagno.
Gli azionisti di riferimento guardano i resoconti delle varie aziende di cui hanno il controllo. Ovviamente guardano solo il numerino finale e se quello non supera la linea oltre la quale i dividendi possono definirsi accettabili i sito diventa, in men che non si dica, di scarso interesse societario. DI questi si occupa la Holding che detiene circa il 40% delle azioni.
L'anno scorso quasi 500 milioni di CHF di utile netto.
DI COSA STIAMO PARLANDO?
Vedi il profilo di Giorgio Tigano Una idea da sostenere
Giorgio Tigano
14 Settembre 2024 - 08:33
 
Renato, una delle rare teste pensanti a sinistra, avanza una proposta sensata da sostenere e approfondire. Condivido il concetto di "speculazione positiva" applicato a questa drammatica situazione. Si parla di produzione in ambito alimentare e quindi non priva di valide prospettive economiche per qualsiasi gruppo interessato. In questa proposta il Comune giocherebbe un ruolo fondamentale nel rendere appetibile tale soluzione. Potrebbe concedere spazi periferici per la costruzione di una nuova fabbrica e nel contempo rendere appetibile l'acquisizione e la riconversione urbanistica "speculativa" dell'area attuale.
Una risposta intelligente e alternativa a quanto proposto dal PD in consiglio comunale di bloccare qualsiasi alternativa alla destinazione industriale della attuale area ex Nestlè.
Poi si può fare un discorso politico generale sulla assurdità di una economia di mercato che utilizza le risorse umane solo in virtù del profitto, sacrificando sull'altare di tale profitto, operai e famiglie. Ma questa è una analisi che non può prescindere da concetti storici che trovano l'origine nella Carta del Lavoro del 1927 , timidamente richiamata dall'art. 46 della Costituzione Italiana. E una persona intelligente come Renato sa di cosa parlo.



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