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Migranti, serata non soddisfacente da un punto di vista politico

L'iniziativa sui migranti di ieri é stata interessante sotto diversi punti di vista, ma in termini di prospettiva politica , le carenze di visione erano grandi e pesanti.


Migranti, serata non soddisfacente da un punto di vista politico
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"La Prealpina" ci presenta una sintesi della serata di ieri. Ho partecipato con interesse all'evento, e l'ho trovato interessante su molti aspetti, ma politicamente molto debole perché mi sarei aspettato una sorta di "visione" per il futuro. Spero si possa considerare un punto di partenza per affrontare con serietà il problema.
Interessante scoprire l'enorme quantità di denaro che l'Europa paga a causa della sua incapacità di gestire la situazione... Ovvero , i famosi 35 €/giorno che servono per una dignitosa accoglienza dei migranti per il periodo che intercorre tra la loro presa in carico come richiedenti asilo e la definizione del loro status, non sono denari che loro gestiscono, ma che gestiscono le strutture che si fanno carico dei servizi essenziali che li riguardano, sono a tutti gli effetti, in termini economici, elementi del nostro PIL , una partita da 4 miliardi.
Numeri molto interessanti in termini meramente economici, ma non risolutivi. Stiamo parlando di persone con storie ,desideri ,esigenze ,criticità e non di "esseri da far mangiare , vestire e a cui dare un tetto". Trattare il tema sotto un profilo meramente economico e strumentale non può che complicare il problema... É per questo che servirebbe una visione politica di lungo periodo.
La Regione Piemonte parifica queste persone a "soggetti svantaggiati " questo fa sí che possano ottenere la pratica del "tirocinio formativo", se in un primo momento ciò può apparire una soluzione ( con il tirocinio si ha diritto a un rimborso di circa 700 €/mese, oltre a una esperienza di inclusione sociale), io non credo sia una scelta corretta, ma più semplicemente una scorciatoia per politici a corto di idee. Queste persone hanno certamente un problema di qualità del tempo e di integrazione per capire il contesto in cui sono, ma partono da una situazione di appagamento dei bisogni primari ( una volta in carico ai servizi) , quindi in un periodo storico dove molti indigeni non trovano il soddisfacimento dei propri bisogni primari ( oggi un tetto e 3 pasti al giorno non sono cosa che tutti hanno) , quel "tirocinio formativo" , se pensato in contesti "normali" può stridere agli occhi di alcuni. É in questo che il ragionamento di Zacchera , ai miei occhi risultava debole.
Altra cosa sarebbe progettare e pianificare l'attività formativo/lavorativo/esperienziale in contesti non concorrenziale. Banalizzando per semplicità , siamo in tempi dove una persona accetterebbe abbastanza facilmente 700 € per fare un tirocinio nella raccolta rifiuti ( e non sarebbe male se sapendo che l'ipotetico soggetto utilizzatore di questo tirocinio non vede soddisfatti i suoi bisogni primari potesse avere qualche contributo in più) , quindi aumentare numericamente la categoria sociale dei "soggetti svantaggiati " crea una sorta di guerra tra poveri... Sarebbe invece più opportuno che la politica codificasse in modo più preciso e meno potenzialmente conflittuale lo status di queste persone.
Come ha detto anche il Sindaco Barbetta, la montagna si sta spopolando, questo non significa che se mettessimo i migranti in montagna avremmo risolto un problema, questo significa che ci sono delle opportunità che la politica dovrebbe analizzare. Sono infiniti i lavori di manutenzione del territorio montano che gli enti pubblici non hanno più le risorse per fare, é anche patrimonio comune il comprendere che le economie che ci possono "salvare" sono quelle che hanno bassi impatti ambientali e salvaguardano le nostre bellezze , sono economie slow, (non a caso Carlin Petrini dice sempre che i contadini andrebbero pagati per il mantenimento della bellezza dei nostri paesaggi) ... Ecco , detto tutto ciò , fatte anche delle superficiali analisi demografiche ( vedendo come i giovani oggi tornano alla terra e le potenzialità che possono ancora offrire territori che nelle nostre valli vengono sempre più abbandonati) , forse è il caso di attivare una progettazione preventiva anziché emergenziale.



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