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Chi di leghismo ferisce - 30 Marzo 2013 - 19:42

commento
provo a spiegarmi meglio. prima, solo questo: il perdersi è necessario. dopo l'analisi, le conclusioni sono incerte, sono timide, sfocate. la sistematicità non mi appartiene, nemmeno se tu mi costringessi, accetterei mai il "sistema". chi lo ha fatto, e chi continua a farlo, ripete lo stesso errore, il divenire onnivori, mangiando di tutto, in un sistema chiuso, alla steve job il risultato di ciò si chiama paradigma, in filosofia, un club per iniziati. si è tentato di superare il sistema nella fuga verso gli aforismi, che già sono un passo avanti. un tempo si dibatteva sul rapporto tra intellettuali e avanguardie, che poi significava l'opposizione tra autorità riconosciute e solidali a un dato, lo stato, avverso ai quali le avanguardie rispondevano sul campo, sul terreno, diremmo oggi, producendo una sorta di "controinformazione". il mio modesto "metodo" fugge le conclusioni, poiché le ritengo collettive, potrei dire "condivise", ma non lo dico, mi è venuto a noia questo conio. mi interessa il "dialogo", solo il dialogo. è il dialogo che fa nascere o dà avvio alle conclusioni. e le conclusioni sono il frutto di tutti, a tutti accessibili, risultato in addivenire, mutevole, adattabile, sostenibile. allora, il dialogo, entro una comunità, ci consente di tirar fuori il meglio di noi stessi. esattamente come la favola si distingue dalla fiaba; la prima opera di un autore, di contenuto solitamente morale, consolatorio; la seconda, risultato e ipostatizzazione di una "storia" alla quale molti hanno partecipato, arricchendola a tal punto da farla traboccare, fino alla ridondanza, al travaso, all'intima "verità" intuitiva, sottile, e sfuggente, quasi irraggiungibile, ma piena, completa, colma, anche di gioia; poiché, le "verità" di cui parlo, vanno "elaborate" entro una collettività, come le fiabe, una collettività con regole proprie, e proprie finalità; esattamente come la favola si distingue dalla fiaba, allora, così la verità si distingue dalla dottrina. però, eewee, per far questo, dobbiamo ancora conoscerci, partecipare al dibattito, escludere i timori, "produrre" una comunità. in questo mondo, anche gli intellettuali, e gli stessi "professori", nascono nudi.
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