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C'è da far chiarezza - 30 Agosto 2014 - 08:37

A quando le risposte?
Ho letto con attenzione l'articolo e mi pongo altre domande. So che era stato chiesto un consiglio comunale aperto, per discutere sulla questione. Ad oggi tutto tace. Nella commissione ambiente dell'11.08.14 tutti i presenti, sia di maggioranza e di minoranza, hanno concluso affermando la illegittimità della determina, chiedendone la revoca. Dirigente e sindaco tacciono. È stata presentata una richiesta di revoca x illegittimità, in autotutela, ma anche x questo silenzio assoluto. La Soc.. Adigest, cui troppo frettolosamente è stato affidata la gestione del canile, ad oggi non ha fornito i documenti, a dimostrazione di possedere tutti i requisiti. Vi è peraltro da rilevare che probabilmente non li aveva alla data del 1.7.14.quanto meno x i due anni di esperienza. Vorrei ancora fare una considerazione. Ho sentito qualcuno dire... Ma si tratta di cani... Ci sono problemi più gravi. Certo di problemi ce ne sono, ma vorrei richiamare l'attenzione sul fatto che,ove fosse passata la determina incriminata, il comune di Verbania avrebbe dovuto sborsare un bel po' di quattrini ... ovviamente nostri. Non si comprende, quindi, perché, a fronte di una soluzione poco costosa x la città, come la gestione affidata ad una associazione onlus Il dirigente avrebbe voluto impegnare un capitale cospicuo per un affidamento a privati. Se qualcuno me lo spiega, ma non in politichese, ma conti alla mano! Un'ultima considerazione. La civiltà di una città si vede anche attraverso i sistemi con cui tratta gli animali. Il randagismo è un male sociale. Se qualcuno vede un cane girovagare x strada o vede un animale maltrattato che deve fare? Segnalare alle autorità competenti,ovviamente. Ebbene nel caso in questione (affidamento farlocco ad una società che non fa le manutenzioni etc' cose già ripetutamente denunciate) non può ravvisarsi una sorta di maltrattamento? Concludo dicendo: meno male che l'associazione amici degli animali onlus c'è!!!

Chi di leghismo ferisce - 30 Marzo 2013 - 19:42

commento
provo a spiegarmi meglio. prima, solo questo: il perdersi è necessario. dopo l'analisi, le conclusioni sono incerte, sono timide, sfocate. la sistematicità non mi appartiene, nemmeno se tu mi costringessi, accetterei mai il "sistema". chi lo ha fatto, e chi continua a farlo, ripete lo stesso errore, il divenire onnivori, mangiando di tutto, in un sistema chiuso, alla steve job il risultato di ciò si chiama paradigma, in filosofia, un club per iniziati. si è tentato di superare il sistema nella fuga verso gli aforismi, che già sono un passo avanti. un tempo si dibatteva sul rapporto tra intellettuali e avanguardie, che poi significava l'opposizione tra autorità riconosciute e solidali a un dato, lo stato, avverso ai quali le avanguardie rispondevano sul campo, sul terreno, diremmo oggi, producendo una sorta di "controinformazione". il mio modesto "metodo" fugge le conclusioni, poiché le ritengo collettive, potrei dire "condivise", ma non lo dico, mi è venuto a noia questo conio. mi interessa il "dialogo", solo il dialogo. è il dialogo che fa nascere o dà avvio alle conclusioni. e le conclusioni sono il frutto di tutti, a tutti accessibili, risultato in addivenire, mutevole, adattabile, sostenibile. allora, il dialogo, entro una comunità, ci consente di tirar fuori il meglio di noi stessi. esattamente come la favola si distingue dalla fiaba; la prima opera di un autore, di contenuto solitamente morale, consolatorio; la seconda, risultato e ipostatizzazione di una "storia" alla quale molti hanno partecipato, arricchendola a tal punto da farla traboccare, fino alla ridondanza, al travaso, all'intima "verità" intuitiva, sottile, e sfuggente, quasi irraggiungibile, ma piena, completa, colma, anche di gioia; poiché, le "verità" di cui parlo, vanno "elaborate" entro una collettività, come le fiabe, una collettività con regole proprie, e proprie finalità; esattamente come la favola si distingue dalla fiaba, allora, così la verità si distingue dalla dottrina. però, eewee, per far questo, dobbiamo ancora conoscerci, partecipare al dibattito, escludere i timori, "produrre" una comunità. in questo mondo, anche gli intellettuali, e gli stessi "professori", nascono nudi.
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