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(S) CEM, l'esempio di ciò che non si dovrebbe MAI fare!

Ancora oggi cambiano idee, prospettive e si buttano soldi in consulenze salvifiche (che salvifiche non sono mai). Prendendo spunto della "nuova genialata", la discoteca nel (S)CEM (?!) , riporto stralci di un articolo che spiega le nuove frontiere dell'amministrazione intelligente, ovvero quella partecipata!(chissà se la vedremo mai quì?)


(S) CEM, l'esempio di ciò che non si dovrebbe MAI fare!
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Mentre a Verbania non si è in grado di far funzionare manco le Commissioni e le destinazioni d'uso di spazi costati milioni e milioni continuano a cambiare insieme agli umori (sempre più neri) degli Amministratori, mi piace riportare stralci di una pubblicazione che spiega quali siano le nuove frontiere dell'Amministrazione Pubblica, ovvero la partecipazione, la condivisione con la città di progetti, fiducia, responsabilità... solo così si può rispondere alla complessità dell'attuale momento storico. Ma niente, per una maggioranza che decide d'"imperio" anche sul forno crematorio (che riguarda salute e denari pubblici in quantità), i temi proposti potrebbero apparire come scritti in cinese antico.

TRATTO DA "LABSUS" il laboratorio per la sussidiarietà:

-Amministrare, oggi, un ente locale anche di piccole dimensioni è un’esperienza molto complessa. Le continue innovazioni normative e i crescenti limiti imposti dalla gestione delle finanze pubbliche mettono a dura prova le capacità di chiunque, politici o funzionari, spesso frustrati e impotenti di fronte alle crescenti aspettative e richieste di cittadini e attori chiave del territorio. Di fronte a questo scenario non regge l’impostazione bipolare che immagina il rapporto tra istituzioni e società solo in termini di contrapposizione, né tantomeno ci si può limitare all’attivazione dei classici istituti di partecipazione popolare introdotti nel nostro ordinamento dalla legge 142/90. Valorizzazione delle libere forme associative, promozione degli organismi di partecipazione possono risultare utili ma certamente insufficienti se paragonati alle potenzialità del modello di amministrazione condivisa. E’ necessario fare squadra favorendo, in modi diversi, l’autonoma iniziativa dei cittadini secondo quanto previsto dall’art.118 ultimo comma della Costituzione. La nuova frontiera della pubblica amministrazione sta nell’incrociare politiche partecipative e principio di sussidiarietà attraverso un lavoro di rete capace di favorire l’assunzione di responsabilità di tutti i soggetti coinvolti in nome dell’interesse generale.

Il Regolamento per la cura e la rigenerazione dei beni comuni prevede che la collaborazione con i cittadini attivi divenga funzione istituzionale dell’ente attraverso l’apertura di uno sportello, un’interfaccia amichevole che rappresenti l’interlocutore unico nel rapporto con la pubblica amministrazione. Anche in questo caso non si tratta del semplice capriccio di considerare, in virtù del dettato costituzionale, l’amministrazione condivisa finalmente pari ad ogni altra area o funzione, ma degli effetti che tale scelta comporta. Definire la struttura deputata alla gestione dei rapporti con i cittadini, infatti, produce di per sé effetti innovativi su tutta l’amministrazione locale, dall’organizzazione del personale alla gestione della comunicazione pubblica. Favorendo, innanzitutto, momenti di integrazione e coordinamento tra diverse aree e uffici comunali, per esempio, su uno stesso patto di collaborazione che preveda il riuso di un immobile abbandonato per l’avvio di una impresa a vocazione sociale o per progetti di valenza ambientale o ancora per una start-up tecnologica. In ognuno di questi casi quello che emerge è una nuova forma di collaborazione centrata non tanto sulla procedura amministrativa quanto sulla creatività generata dal rapporto tra un bene comune, una comunità che lo riconosce come tale e la pubblica amministrazione che favorisce l’autonoma iniziativa dei cittadini, innescando processi virtuosi di carattere sociale ma anche economico. Libera dai vincoli del paradigma bipolare che, in alcuni casi, alimenta separazione e conflittualità anche al proprio interno, la pubblica amministrazione può promuovere la nascita di un nuovo modello basato sull’interazione e la rete non solo con i cittadini ma anche tra le proprie strutture e articolazioni.-

Chissà che dopo la "mozione Tartari" un giorno non avvengano altre cose "sconvolgenti" in Comune e si possa additittura discutere nelle Commissioni con Presidenti che affrontano problemi amministrativi prima che "scompensi ormonali" di chi li "guida"...



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